La Commedia dell’Arte non nasce in nessuna città, nessuna patria sicura per un teatro che vive del viaggio e dello scambio. La fame e la sete erano una dura realtà per le compagnie di teatranti che tra il ‘500 e il ‘600 girovagavano tra le corti dei potenti d’Italia, Francia, Spagna e Inghilterra, con alterne fortune.
Si racconta in questo libro della vita e dei gusti dei comici “Gelosi”, la compagnia che annoverò tra le sue fila, ed era una novità assoluta, una prima attrice come Isabella Andreini, comica virtuosa. Fatto eclatante visto che fino ad allora le parti femminili erano recitate da uomini, e fu questo uno dei motivi del successo delle compagnie italiane.
Un viaggio malinconico e reale sulla carretta dei comici per parlare di cibo, ma non solo: leggendo il libro si scopre infatti che questi poveri disperati in realtà potevano abbuffarsi solo quando sedevano alle tavole dei ricchi a cui allietavano l’animo. Ciò che emerge dai loro diari sono le storie minime, fatte di passioni travolgenti e fughe, comicità e pantagrueliche abbuffate, ma soprattutto quelle legate a un’ordinaria follia quotidiana che li spinge a girovagare animati dal demone, spietato e affascinante, dei guitti.
E chi vorrà assaporare il gusto del tempo potrà provare le ricette (molte riportate direttamente dalle fonti) dei testi classici della Francia seicentesca, di uno scalco famoso, Antonio Latini, di La Varenne, tra i primi a comporre trattati gastronomici, di Bartolomeo Stefani e del famoso cuoco francese Vatel che si suicidò per paura di di non essere all’altezza del desco che stava per imbandire.