Il lavoro configura il concepito come soggetto dell’ordinamento dall’esame dei dati normativi contenuti nel codice civile, nelle leggi sull’interruzione volontaria della gravidanza e sulla procreazione medicalmente assistita, esaminati alla luce della Costituzione italiana e della normativa europea. L’analisi del diritto positivo conduce alla qualificazione del concepito come centro di imputazione di situazioni soggettive, grazie anche agli apporti dottrinali e ai principi recentemente espressi dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione. L’attribuzione di una soggettività giuridica al concepito non comporta l’identificazione del medesimo con la “persona fisica”, ma la sua collocazione tra i “soggetti” del diritto.