Ad Arezzo «parlano anche i sassi». Così, secondo storico Attilio Brilli, amava ripetere un certo Filippo Palmi, guida turistica dell’Ottocento. E non aveva tutti i torti. Per rendersene conto basta percorrere le stecche del ventaglio di pietra – è questa la forma del centro storico - ovvero le vie che si arrampicano sul colle convergendo verso il duomo, e lasciarsi sorprendere dagli innumerevoli segnali che ventisei secoli di un’ininterrotta vicenda urbana hanno sparso in questa terra per ogni dove. Quattro itinerari a piedi per conoscere personaggi, storie popolari e storie ufficiali, tracce di un passato che ancora si può leggere nei muri e nei palazzi di un centro storico antico e suggestivo circoscritto dalla cerchia di mura medicee. Un viaggio nelle trame e nelle vite di artisti e letterati, signori e popolani, nei locali storici e nelle dimore private, un percorso di trekking urbano che può donare una ricchezza di suggestioni tale da restare nell’animo ben oltre l’inevitabile impatto che Arezzo è solita offrire ai turisti mordi-e-fuggi, abbagliati dall’armonica irregolarità di piazza Grande e dal fascino dei suoi monumenti. A patto che lo si sappia affrontare con la giusta disposizione d’animo e lo si assapori con una camminata lenta e curiosa, quella dei fuori guida.
“Le tre valli umbre” è il nome con il quale è stata chiamata la galleria stradale che collega la vasta piana tra Spoleto e Foligno con la stretta e frequentatissima Valnerina all’altezza di S. Anatolia di Narco. La galleria unisce oggi, in un batter d’occhio, la vivace ma a volte cupa bellezza della Valnerina umbra con la suggestiva e meno conosciuta antica via della Spina che attraversa la valle di Cammoro e del Menotre per raggiungere - e in tempi assai lontani era la via prescelta - l’altopiano di Colfiorito.
Sedici itinerari di trekking “fuori guida” da percorrere e vivere con rispetto e spaesamento in cerca di natura, tradizione e memorie fino al confine con le Marche, attraversando strette valli e strade di crinale dagli scorci mozzafiato.
Lasciamoci condurre dai nostri sensi e andiamo a scoprire una Valle d'Aosta che nasconde piccoli e grandi segreti.
È possibile finire con il naso a terra in cerca del profumo della vaniglia, così come ascoltare i richiami dei selvatici quale il fischio tagliente della marmotta.
Finire in un luogo fra i più conosciuti nelle Alpi, come Cervinia e scoprire che il Cervino ha una cicatrice sulla sua testa: ferita che indica la sua nascita avvenuta al di là del Mediterraneo.
Gustare la carne candida di una trota indigena, che mai ha subito incroci da almeno un secolo e mezzo, toccare l'antico mondo dei mulini attraverso macine scavate in una miniera.
Senza fatica si sprofonderà nel mistero, il sesto senso, nelle antiche radici di Aosta, tremila anni prima di Cristo. Storia che s'incrocia con il mito di Ercole e degli Argonauti.