Traditional private law regulated by National civil codes is based on a patrimonial and individualistic vision of juridical relationships.
In the second half of the 20th century, codification as a way to regulate private law was subject to several critical phenomena, such as the ‘constitutionalisation’ and internationalisation of individual rights.
Moreover, another event has changed the destiny of the European continent and, in particular, the vision of law: the building of the European Union legal system.
Such political and legal processes have been changing the traditional notions concerning private law, building a transnational legal system based on EU principles and values (e.g. the freedom of movement and solidarity), in which individual rights and statuses, family law, contracts, obligations and other private law relations are instrumental for the supranational objectives.
The changes in the private law paradigms arise from the European Union’s normative actions but also are put in place by the new role of the judges, scholars and other legal interpreters.
Il segno come sintomo è la testimonianza di come nei disturbi del comportamento alimentare, ma anche in altre forme di disagio, l’anima grida la sua vera essenza e manifesta la sua potenza nel corpo che diviene uno strumento, un foglio su cui scrivere la verità del proprio essere. Occorre, quindi, partire proprio da quei segni, multiformi e con tutte le loro sfumature, prendersi cura di loro, per riuscire ad accarezzare e rialzare quell’anima ferita e dare dignità al dolore.
La malattia altro non è che una deviazione dall’autenticità del proprio essere. Allentare i nodi della propria biografia, ritrovarsi e accogliere la verità che si nasconde nel sintomo. Respirare.
In questo libro, che raccoglie e presenta i risultati di una sperimentazione portata avanti dall’autrice con un team di specialisti, i segni, verbali o grafici, “parlano” dei problemi e dei disagi di chi soffre. Nell’essenzialità del segno si riconoscono i sintomi. La scrittura e il disegno divengono così, essi stessi, un’appropriata base di cura.
Questo libro, oltre a rivelare una svolta interiore, non si accontenta di essere uno strumento di autoanalisi ma vuole farsi portavoce di una rivoluzione antropologico-culturale incentrata sul riconoscimento del disabile come persona. Oggi mio figlio Fabio ha 35 anni, lavora in un’azienda di alta moda maschile ed è inserito nella vita sociale della città in cui viviamo.