La storia di Nennella, una dolce vecchietta con il dono di saper guardare dentro alle persone, di Giacinta, sua nipote, e di tutte le donne che hanno vissuto tra le mura della grande casa che guarda il lago, si intreccia con le voci degli ospiti che arrivano in quel luogo per raccontarsi, certi che qualcuno li ascolterà. Sedute a un tavolo bianco, alla luce di una lanterna che non si spegne mai, ascoltano storie, raccolgono messaggi e li consegnano a chi è rimasto per sanare ferite, ritessere affetti, concedere speranze.
Patrizia Fortunati, autrice del romanzo “Marmellata di prugne”, si cimenta con la poesia. Questi versi raccontano immagini, sensazioni, sospiri e storie nate camminando per strada. Raccontano malinconie, ricerche, attese che non sono necessariamente proprie, ma che lo sono diventate nel momento in cui l’autrice le ha vissute per trasformarle in versi.
Lyudmila è stata una bambina di Chernobyl. Ormai novantenne si siede su una vecchia sedia foderata di ruvida stoffa gialla, con una tazza di tè e una fetta di pane nero ricoperto di marmellata di prugne. Un sapore antico che le ricorda affetti e tenerezze delle sue estati italiane, un sapore mai dimenticato.
E inizia a raccontare. Racconta la sua vita, una vita faticosa, tutta in salita.
Dalla sua prima vacanza terapeutica in Italia al ruolo di figlia, di madre e di sorella, il racconto di una vita tutto incentrato sulla necessità di capire. Una necessità intima, assoluta, che diventa il senso stesso di un’intera esistenza.
Lyudmila è stata una bambina di Chernobyl. Ormai novantenne si siede su una vecchia sedia foderata di ruvida stoffa gialla, con una tazza di tè e una fetta di pane nero ricoperto di marmellata di prugne. Un sapore antico che le ricorda affetti e tenerezze delle sue estati italiane, un sapore mai dimenticato.
E inizia a raccontare. Racconta la sua vita, una vita faticosa, tutta in salita.
Dalla sua prima vacanza terapeutica in Italia al ruolo di figlia, di madre e di sorella, il racconto di una vita tutto incentrato sulla necessità di capire. Una necessità intima, assoluta, che diventa il senso stesso di un’intera esistenza.