Roberto Spera collabora con numerose testate per gli aspetti enogastronomici, tra le quali “PiùCucina” e “la Repubblica”. Fa parte della redazione del web magazine Athenews, Ateneo dei sapori. È responsabile editoriale del web magazine Cucinaecantina. È iscritto all'ASA (Associazione Stampa Agroalimentare) ed è presidente di una Associazione che ha come obiettivo la diffusione della cultura del cibo e del vino di qualità.
Nella collana "vininviaggio" ha già pubblicato Il Sagrantino di Montefalco, Montepulciano d'Abruzzo e I Vini dei Castelli Romani.
«Ho camminato per lunghi anni in questa terra di Piemonte, ne ho respirato i profumi, sono rimasto in silenzio davanti ai colori che la sua natura sa esprimere in ogni stagione, dai più cupi dell’inverno dove antichi ceppi spogli e severi emergono tortuosi dal manto nevoso, a quelli delicatissimi della primavera, ai più intensi dell’estate fino alla esplosione di ogni tonalità di giallo, di rosso e di verde dell’autunno. Filari ordinatissimi intessono ripide colline, ovunque. Qua e là qualche bosco è rimasto, a interrompere la perfezione geometrica delle piante in vigna.»
Un viaggio appassionato tra Langhe e Roero nel Piemonte dei grandi vini. Itinerari, incontri, storie di vita di alcuni dei maggiori produttori di Barolo, Barbera, Dolcetto, Barbaresco e Moscato.
Prima di scrivere questo libro mi sono posto una domanda: cosa è il Collio? Ho a lungo riflettuto per darmi una risposta. Il mio amore per questa terra risale a tantissimi anni fa, quando i suoi vini bianchi iniziavano ad affacciarsi al mercato e a raccontare se stessi e la terra da cui erano nati. Ma io non ho vissuto in Collio, non ho condiviso la storia della sua gente, avrei potuto scrivere delle emozioni che provo ogni volta che guardo questa galleria d’arte che sono le colline che arricchiscono questa terra. Un incredibile disegno dove l’uomo e la natura si sono ritrovati per dare al paesaggio la perfezione delle linee, l’armonia dei colori. Ma non sarei riuscito a comunicare nel profondo le stesse emozioni, la stessa passione e lo stesso amore degli uomini e delle donne del vino che hanno fatto grande questo angolo del nostro paese.
E’ a loro che dovevo porre la domanda: cosa è il Collio? Le prime parole delle loro risposte sono diventate il titolo di questo libro: il Collio è…
Un territorio di rara bellezza dove i colori sembrano esprimersi in modo assoluto quasi che il sole ne esalti tutte le loro potenzialità cromatiche. E i profumi ... si rimane inebriati dai profumi di questa terra che accarezzano il nostro olfatto portati dal vento che corre dal mare o scivola giù dai colli e dai monti. Il tempo sembra in alcuni angoli immoto. Ritorna in mente l’immagine delle antiche zolle che hanno per secoli donato i frutti dell’agricoltura a questo popolo fiero e paziente quando il vino che nasceva dai radi filari di vigna dissetava le famiglie contadine. Quel vino, quasi trascurato, racchiudeva in sé tutta la espressione di questa terra e l’anima della sua gente. I loro vini oggi sanno raccontare questa storia.
“La strada del vino come individuazione di un territorio omogeneo dal punto di vista storico, del paesaggio, della qualità e delle tradizioni.” Se questa è la definizione di strada del vino, ebbene mai fu più precisa come nei Castelli Romani. Una lunga strada che percorre un terreno particolarissimo, il fianco del vulcano laziale esploso in epoche primordiali e che ha ridisegnato l’intero territorio. Morbide colline, pianure verdissime, tutti i colori conosciuti sembrano qui ritrovarsi e esprimersi nelle loro infinite sfumature di tonalità nei fiori, nell’erba, nel cielo, e rendono incantevole questo paesaggio. Lo stesso terreno, pregno di minerali preziosi alla vita della campagna, il lungo distendersi dei monti che copre l’oriente, il mare che schiude l‚occidente, e che è lì, che sembra di toccarlo.
Un gioco dei venti che porta benessere e profumi. E il sole, che con i suoi raggi accarezza il fianco dell‚antico vulcano. La vite e il vino, hanno trovato qui la massima espressione del terroir, e sono stati gli elementi intorno ai quali è ruotata la vita delle genti di questi luoghi fin dall’antichità. Ne è nata una vera e propria civiltà del vino.
Le diverse espressioni della regione Abruzzo, caratterizzata da un territorio morfologicamente variegato ricco di montagne, parchi, anfiteatri naturali mitigati dal clima marino su cui si affaccia, si riflettono nel suo vitigno autoctono per eccellenza, il rosso Montepuciano di cui si parla in questo libro.
Una Doc importante, testimone di questa splendida terra, ma per certi versi sconosciuta, spesso confusa con l’omonima produzione toscana con la quale non ha niente in comune se non il nome, per uno strano gioco del destino che si perde nella leggenda.
L’amore per il vino ci deve sospingere a carpirne i segreti più nascosti, a seguirne il cammino ancora prima che l’acino da cui deriva venga pensato dal suo ceppo.
Ho suggerito di andare a passeggiare in vigna, di abbassarsi a raccogliere una zolla di terra fra le mani e lasciare che la terra sbriciolata scorra fra le dita, di annusare l’aria e valutare il vento, di riflettere sulla luce, sulla pendenza del terreno, sulla tormentata, ma a suo modo elegante, conformazione dei ceppi, sulla loro fittezza, sulla loro vetustà. Di rimanere ad ammirare quello che hanno intorno, senza fretta, con gli occhi di chi è innamorato e cerca di interiorizzare ogni dettaglio, ogni segnale.
Il Sagrantino sembra affermare in ogni dove la sua unicità: unico il suo rapporto indissolubile con il territorio che lo ospita chissà da quando, forse da sempre; unico per il suo frutto che è di una ricchezza straordinaria superiore a qualsiasi altro conosciuto, e lo è nelle componenti nobili, quelle che danno carattere e struttura al vino; unico perché a seguito delle ricerche effettuate sulla mappatura del Dna del Sagrantino non è stata trovata alcuna somiglianza parentale con altri vitigni.
Una unicità che è anche complessità. Nel percorso fra le cantine emerge lo sforzo di capire e affrontare questo vitigno sconosciuto ed esuberante in vigna e in cantina. Allo studio oggi la selezione clonale, il sistema di allevamento, la densità di impianto, tutto quanto possa consentire alla pianta di esprimere al massimo le proprie enormi potenzialità; accanto i processi di vinificazione, la maturazione polifenolica, le tecniche di cantina per rendere questo vino sempre più elegante e nobile. Due vie apparentemente separate che quando troveranno la loro conclusione completeranno la conoscenza dell’intero processo di produzione del Sagrantino, rendendo questo vino, già grande, grandissimo.